«Compriamo bambini» in libreria, nuova edizione di Roberto Nicolucci editore
Un nuovo titolo di pregio per la Roberto Nicolucci editore che ha dato alle stampe «Compriamo bambini», terzo romanzo di Luigi Incoronato, in un’edizione a cura della ricercatrice Laura Cannavacciuolo. Il volume, in tutte le librerie il prossimo 9 febbraio, è un lavoro ambientato nella provincia napoletana tra gli anni ’50 e ’60. Al suo interno si intrecciano le storie di Carmela, una madre a cui viene proposto di vendere la propria figlia a un’associazione di compratori americani, e di Sergio, il giovane procacciatore d’affari dalle idee neofasciste che lavora per l’associazione. Intorno a queste due figure principali, ruotano gli altri personaggi del racconto: Antonio, il compagno di Carmela, che vorrebbe spingerla ad accettare la proposta di Sergio; Paola, la ragazza di Sergio, che tenta, invano, di cambiare il giovane; e ancora Roberto, amico di Paola e figlio di un noto e ricco architetto napoletano.
Attraverso i pensieri di questi personaggi, Luigi Incoronato restituisce al lettore, in tutta la sua crudezza, uno spaccato sociale realistico, che lascia trasparire la crisi dei valori a cui la società italiana, investita dal boom economico, sembra andare incontro. In quest’ottica, come sottolinea anche Laura Cannavacciuolo nella prefazione al romanzo, «il traffico di bambini tra Napoli e l’America non costituisce l’asse tematico esclusivo del romanzo, bensì l’annodamento di una trama costruita su una serie di conflitti che coinvolgeranno, a più livelli, tutti i protagonisti (…). Ciascuna di queste dinamiche oppositive – che riguardano interi gruppi, ovvero singoli individui –, permette di riflettere in più direzioni sui mutamenti socio-culturali prodotti dalla società del benessere». Con uno stile veloce e asciutto, Luigi Incoronato, dunque, prende a pretesto le storie di Sergio, di Carmela e di tutti gli altri, per interrogarsi sul vero significato della parola «benessere». Infatti, conclude Laura Cannavacciuolo, per Incoronato «mettere in discussione i paradigmi ottimistici che fino ad allora avevano sorretto la narrazione del Grande Miracolo Italiano non costituisce un rischio, bensì l’unico modo per essere dentro le cose del mondo, con sincerità e visione».