In viaggio nella storia di Posillipo con Del Tufo e Siano per Nicolucci Editore
In una delle sue leggende più belle, Matilde Serao immaginò che Posillipo fosse «un giovane festevole senza chiasso e serio senza durezza: chi lo vedeva lo amava»; mentre Nisida, la sua regina di cuori, una donna fatta di «pietra levigata, dura e glaciale». Erano destinati a vivere uno di fronte all’altra, senza amarsi, divisi da un istmo di terra tanto sottile quanto invalicabile, come le separazioni che portano con sé la ferocia delle cose definitive.
Se Napoli è terra di incantesimi e miti, Posillipo, la collina che dà tregua al dolore, è la porta d’ingresso nel mito e nell’incantesimo. A Posillipo, più che altrove, il mito non è mai lontano dal reale, ma è un respiro lontano e potente che arriva dal passato. Un luogo ricco di testimonianze archeologiche e di tesori che attendono, da centinaia di anni, di essere riportati alla luce: questo tratto di costa, a partire dal I secolo avanti Cristo, fu densamente abitato, come ci testimoniano oggi i numerosi resti di epoca romana osservabili lungo la costa sopra e sotto la superficie del mare. Qui – ecco il respiro potente e lontano del mito – il grande poeta Virgilio insegnava le arti magiche ai suoi discepoli, lasciandoli a bocca aperta. Qui, tra la terraferma e le due piccole isole della Gaiola, sorgeva in passato un tempio dedicato ad Afrodite Euplea, protettrice dei naviganti che doppiavano il Capo di Posillipo. Un angolo di paradiso che i cristiani avrebbero profanato, scatenando l’ira della stessa dea, che da allora vieterebbe agli uomini un’esistenza tranquilla.