Roberto Nicolucci riceve il Premio Testimonianza per la Cultura e il sociale
Con sguardo bifronte è riuscito, in un battito di ciglia, a impiantare una casa editrice dove in tanti, anche fuori Napoli, hanno ritrovato echi di quel primato del mestiere che ha reso illustre l’editoria meridionale.
Come un cavallo di ritorno un premio riceve forma e sostanza da chi venga premiato. Già conferito al sindaco Manfredi (2019) e al ministro Sangiuliano (2022), quest’anno il Premio Testimonianza è un ulteriore riconoscimento del lavoro svolto da Roberto Nicolucci da Napoli e per Napoli. Premio consegnato dal rettore dell’Università Federico II Matteo Lorito. Storico d’arte, scrittore, critico ferrato, e docente di storia dell’arte moderna presso l’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma, parliamo di uno studioso a tutto tondo neanche trentenne. Pure Nicolucci sa bene che, nei nuovi scenari dell’informazione e della comunicazione rivelatisi col digitale, la parola Cultura si possa declinare solo a patto di coniugare Antico e Nuovo.
Con sguardo bifronte è riuscito, in un battito di ciglia, a impiantare una casa editrice dove in tanti, anche fuori Napoli, hanno ritrovato echi di quel primato del mestiere che ha reso illustre l’editoria meridionale. Una filiera garantita dove Nicolucci ha rimesso in pista autori di primo cartello che sarebbe un peccato dimenticare: da uno scrittore notevole e misconosciuto come Luigi Incoronato fino a un classico contemporaneo, dallo stile scabro e sanguigno, come Peppe Lanzetta. Inoltre, a riprova che la migliore letteratura meridionale prenda la via e la forma del saggio, l’ormai introvabile “Francesco Solimena” di Ferdinando Bologna e il “Gemito” di Salvatore di Giacomo con postfazione di Raffaello Causa. Tutti titoli che, insieme ad altri, arricchiranno lo stand della Roberto Nicolucci Editore al Salone del Libro di Torino a maggio. La prossima ribalta piemontese è, però, solo l’approdo di un lavoro culturale più articolato.
Da tempo Nicolucci, anche collaborando con il Fondo Ambiente Italia, si batte a tutt’uomo per la cura e la salvaguardia del patrimonio del paese, come confermano, tra l’altro, la promozione del plesso settecentesco della Nunziatella a Napoli; nonché la scoperta, nei depositi del Museo di Capodimonte, di un apice, prontamente fatto restaurare, di un satellite del grande pittore napoletano tardo seicentesco Luca Giordano come Nicola Malinconico. Recente, infine, l’apertura, nel centro storico di Napoli di un salotto culturale, Le Zifere che, oltre ad essere sede della casa editrice, accoglie una splendida biblioteca di storia dell’arte ed è sede di convegni e di presentazioni di libri. Questi rinfrancanti segnali di mecenatismo illuminato non sarebbero tali se Nicolucci non sapesse, da sempre, che cultura e impegno civile sono sinonimi: per questo ha intrapreso opera di collaborazione con l’iniziativa “Donne”, il festival della salute e del benessere femminile; senza contare l’appoggio concreto alla Fondazione Santobono Pausilipon cui è devoluto l’intero ricavato del libro “Maradino alla scoperta dell’Italia. Napoli”, primo di una serie scoppiettante e ricca di avventure, corredata di tavole a colori dove un ragazzino, innamorato del Pibe de Oro, va alla scoperta delle bellezze delle città italiane. Quanto abbiamo riassunto, oltre a molto altro, gli ha valso il riconoscimento dell’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Laureato Eccellente e il premio Ambasciatore del Sole.
“Mi riempie di gioia questo premio, specie per il significato che riveste”, ha sottolineato Nicolucci nel corso della presentazione che, come ogni anno, si è svolta nella Sala Vasari della chiesa di Sant’Anna dei Lombardi, organizzata dal presidente del Progetto Alfa Pasquale Antonio Riccio, “Ma lasciatemi dire prima di tutto che per chi, come me, fa il mestiere della storia dell’arte, essere ospiti di questa sala con gli affreschi del Vasari è un ulteriore motivo di orgoglio. A Napoli in queste settimane si respira Rinascimento: a Capodimonte con la mostra degli spagnoli; per le strade della città che, se tutto va come deve andare, nei prossimi giorni si rifaranno il trucco di azzurro. E, infine, in questa sala dove, a metà del ‘5oo, l’artista aretino, scultore, architetto, pittore e scrittore decise di raccontare la sua personale versione del Rinascimento. Perciò mi trema la voce a parlare in sotto affreschi sotto cui si sono misurati ingegni della nostra storia patria come Croce, Roberto Pane o Ferdinando Bologna”.